Filosofia del Nursing : meno paura della competizione più stimoli alla collaborazione

Salve a tutti, eccomi tornata dopo diverso tempo con un nuovo articolo fresco di stesura.
Questa vuole essere una semplice riflessione personale nell'ambito della mia professione: L'Infermieristica.
Essa rappresenta il centro della mia vita e non perdo occasione per interrogarmi e riflettere in maniera critica su come poter migliorare il servizio che noi infermieri offriamo alle nostre pecorelle smarrite.

Perché parlo di pecorelle smarrite?
  • Nella mia teoria " la malattia " ha sempre una causa EMOTIVA e SPIRITUALE irrisolta, si tratta di un problema non risolto con se stessi, un malessere soffocato della propria anima che per farcene render conto a un certo punto sfocia nella malattia
  • Essa quindi non vuole esser nient'altro che un campanello d'allarme
  • la malattia è una SVEGLIA CORPOREA!
  • Non dobbiamo aver paura delle malattie, dobbiamo piuttosto imparare ad ascoltare il nostro corpo, nessuno meglio di noi potrà mai saperne di più.

    sviluppare una malattia, il più delle volte cronica, significa non voler vedere dentro se stessi, trascinandosi così nell' inerzia, rimanendo attaccati ad una materialità che NON aiuta. Le persone rimangono nella totale inconsapevolezza della vita e della sfida che si pone loro davanti...
    Per questo pecorelle smarrite, detto con affetto, nessuno si offenda.

prima fase: il germoglio del risveglio

Se da un lato è evidente e spiacevole quanto su scritto, d'altra parte è meraviglioso apprezzare come molte persone comincino ad interessarsi della cura di se stessi attraverso l'informazione e la formazione diretta. Non più l'ascolto e la messa in pratica passivi delle prescrizioni mediche o degli interventi infermieristici bensì la partecipazione attiva e consapevole: l'autocura
Anche grazie ad un uso intelligente di internet oggi gli assistiti sono sempre più informati sulle cause delle malattie, conoscono l'uso dei farmaci, sanno come prevenire alcune patologie e mettere in atto tecniche salutari e di prevenzione. La pratica di tecniche meditative è sempre più comune, per entrare in contatto con la propria parte spirituale/anima.
Come professionista della salute questo non mi spaventa affatto, in termini di " competizione professionista-paziente " anzi, nella mia teoria la "collaborazione attiva tra assistito e infermiere" è uno dei capisaldi per un' assistenza infermieristica di successo.

Quando parlo di auto- cura intendo anche la creazione di un piano in cui l'operatore della salute fornisce gli strumenti per colmare quelle lacune che l' individuo porta con se dall'infanzia o dall'adolescenza ( lacune che per altro hanno creato terreno fertile per la nascita di molte malattie croniche).

Colmare le lacune per creare indipendenza.
Lo scopo non è creare clienti,
Né dipendenti a vita dalle cure infermieristiche.

seconda fase : relazione infermiere- assistito

Quando si parla di piano assistenziale mi domando se ci si riferisce solo all'attuazione di interventi clinici o se si fa sempre più strada la necessità di andare oltre, più in profondità alle esigenze degli individui, attraverso l'ascolto delle storie di vita.
Con questo approccio si possono captare empaticamente ed intuitivamente ( capacità peculiari ed imprescindibili a mio avviso che dovrà possedere un infermiere  della "new generation") informazioni utili a creare così un reale legame basato sulla fiducia.
E' necessaria la reale comprensione dell'aspetto tridimensionale dell'individuo ( corpo-anima-mente).
Poter attuare un piano assistenziale individualizzato che stimoli anche il singolo interessato, alla partecipazione attiva dell'assistenza, è uno degli obiettivi infermieristici.
Presupposto che il piano in fase di valutazione ci dia risultati positivi, l'assistito non solo avrà imparato a colmare quelle famose lacune, mettendo in atto tecniche di prevenzione e cura consapevoli, per se stessi.
Potrà piuttosto insegnare ai propri figli e alle generazioni future a fare lo stesso, come una sorta di " insegnamento alla salute". 
Suddetto piano in pratica potrà servire anche a prevenire molte di quelle malattie che oggi conosciamo come croniche e/o familiari.

Conclusione

Personalmente sono molto favorevole alla partecipazione attiva degli assistiti alla creazione del piano assistenziale basato sull'insegnamento dell' autocura.
Anche gli operatori della salute si rendano conto che la collaborazione alleggerisce il "peso" vero e proprio di professioni sovraccariche di " pazienti" e quindi di lavoro senza un fine.
Nel nuovo millennio cerchiamo anche noi di evolvere verso un concetto di cura che sia meno competitivo ( la paura che il paziente ne sappia più di me) e più incentrato sul recupero effettivo della salute e dell' indipendenza degli individui, scopo madre dell' Infermieristica.

Grazie per aver partecipato alla lettura.




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